mercoledì 20 giugno 2012

Ascolto certe canzoni, quelle che fanno parte della mia storia, e di punto in bianco mi fermo un attimo. Con questi ritmi è sempre più difficile fermarsi a pensare, o anche solo a ricordare determinati momenti. L'impressione è che più passa il tempo, più la vita si schematizza, finisce per diventare un casellario di impegni più o meno routinari finalizzati alla costruzione di qualcosa. Non esistono più le ore interminabili dedicate all'introspezione, all'analisi certosina delle emozioni che ti scorrono dentro. Devo ancora decidere, in maniera manicheista, sulla natura di queste considerazioni. 

La realtà è palese, non si nasconde dietro a filosofie, rimaneggiamenti o interpretazioni. Quello che sconcerta, invece, è il senso. Il valore soggettivo che diamo, o che non diamo, sempre più spesso, al nostro peregrinare inquieto e ordinato. In chiave agnostica, si intende, senza destini predefiniti o divinità da valorizzare, una visione esclusivamente illuminista con l'uomo al centro dell'universo. C'è stato un tempo in cui l'unico ago della bilancia era rappresentato dalla contingenza. Forse anche oggi è così, ma in un senso più ampio, quasi universale, dove ogni azione corrisponde ad una reazione e tutto viene calcolato alla lettera per evitare quelli che adesso chiamiamo imprevisti e che un tempo avremmo definito sorprese. Per anni abbiamo creduto, di fatto, che per raggiungere la libertà avremmo dovuto conquistare l'indipendenza che, a sua volta, avrebbe preteso in cambio un compromesso con le leggi non scritte che governano la società. Un prezzo da pagare con la moneta più forte dello stato di libertà, ovvero il tempo. Un cortocircuito abbastanza subdolo, quasi impercettibile, che inganna, appaga e disorienta. Ci sentiamo più sicuri fra le mura costruite negli anni fatte di professioni, indipendenza economica, arredi moderni e mutui ipotecari. La miccia che ha acceso questo fuoco si è consumata. Viviamo di carburante, possibilmente a basso costo. Quando invece dovremmo brillare ancora, fottendocene del risparmio energetico, senza un perchè logico se non quello di sentirci vivi.

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